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Le pietre sul selciato

Giulio era un uomo che aveva lavorato in tutto il mondo e nelle più grandi città, ma ad un certo punto della sua vita aveva rinunciato a tutto questo per andare a vivere in uno di quei piccoli paesi ormai spopolati dell’appennino.

Non era stata una scelta difficile per un uomo che della vita aveva pienamente vissuto il trambusto, assorbito da essa i rumori e il susseguirsi veloce degli eventi, e che ora desiderava solo ricongiungersi con la tranquillità e il silenzio che quelle terre e la natura ancora in parte incontaminata potevano rendergli.
Quel pomeriggio camminava lungo la strada irta e faticosa che congiungeva casa sua con il punto più alto del paese, luogo dal quale si poteva ammirare una splendida vista su tutta la vallata che volgeva ad occidente.
Il suo camminare sembrava avere un'aria mesta, ancora più evidente quando di tanto in tanto si soffermava ad osservare le pietre che lastricavano la strada, assorto in chissà quale misterioso pensiero.
Ad uno sguardo più attento, però,  dal suo viso niente di tutto questo traspariva ed anzi si provava quella sensazione di pace d'animo che si sente quando dopo tanta fatica si raggiunge la meta dei propri desideri.
Era proprio in uno di questi momenti di riflessione che un giovane gli si avvicinò e con aria gioiosa disse – Giulio, finalmente ti ho trovato! – e così dicendo lo abbracciò.
Giulio fu enormemente sorpreso e pensava – Chi mai sarà questo giovane dal volto familiare ma sconosciuto che con aria così gioviale mi si è avvicinato? Si sarà sbagliato! Chi mai può conoscermi in un paese in cui tutti si conoscono ma io sono uno straniero? –
Il giovane accortosi dello sconcerto dell’uomo disse – Non mi hai riconosciuto? Eppure una ventina di anni fa, mi tenevi sulle ginocchia e mi raccontavi delle storie niente male che ancora oggi ricordo come fosse ieri. –
- Sei Ludovico! – esclamò Giulio – Ma come ho fatto a non riconoscerti! Cosa ci fai qui? -
In effetti la situazione era strana a spiegarsi. Ludovico, nonostante la giovane età, aveva anch’egli deciso di vivere in un paese tranquillo a qualche chilometro da quello in cui era andato a vivere Giulio e aveva sentito parlare i suoi compaesani di un uomo, non del posto, che raccontava delle favolose storie.
Egli pensò subito che si trattasse di Giulio, quell’uomo vicino di casa che da bambino l’aveva cresciuto e gli aveva fatto sentire meno la mancanza di un padre.
Ludovico considerava Giulio come un padre, quello che non aveva mai conosciuto. Giulio con le sue storie aveva rallegrato la sua infanzia fino all’adolescenza, e i ricordi di quelle storie con il significato recondito che esse portavano con sé, gli avevano dato tutta la forza per crescere ed andare avanti nella vita, la consapevolezza di quello che si era e quali erano le cose importanti.
I due uomini si sedettero dunque ad un bar che si trovava proprio lì vicino e bevendo un caffè si raccontarono tutto di quegli anni di lontananza e di come le loro vite si fossero incrociate di nuovo.
Prima di congedarsi, Giulio non poteva lasciare Ludovico senza raccontargli una delle sue storie e così iniziò - Un mastro muratore un giorno spiegò al figlio a cui stava insegnando il mestiere che le pietre che servono per selciare le strade hanno tutte forme irregolari, eppure, ognuna trova il posto dove stare e la similare con cui combaciare. Il muratore non deve fare altro che cercare il posto e la similare di ogni pietra, dare forza alle unioni tra esse e squadrare le superfici affinchè i passi dei pedoni siano il più agevole possibile.
Tutto questo assomiglia un po’ alla vita di ognuno, tutti hanno un posto dove stare e dei simili con cui condividere i passi della vita, ad ognuno di noi tocca cercare il posto ed i simili, limare la superficie dei nostri caratteri per rendere la condivisione di quei passi più agevole e darci la forza per restare uniti.

Racconto inedito a tema "La forza" presentato al Premio telematico "I brevissimi di Energheia - Domenico Bia" (XIII edizione - anno 2007)

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