- Capisco signorina la sua sorpresa, ma non si preoccupi, sono sicuro
che la tenuta le piacerà moltissimo. - le disse il notaio - Sua zia
Elide l'ha sempre curata personalmente ed è in buono stato. Ora le do la
chiave del cancello d’ingresso ed una mappa per raggiungerla,
provvederò anche ad avvisare i custodi del suo arrivo. Visitarla e
soggiornarci le servirà per sapere qualcosa di più di sua zia e della
famiglia di suo padre -
- Grazie, lei è molto gentile - disse Sara e uscì dallo studio per recarsi alla tenuta.
Seguendo le indicazioni della mappa si trovò a costeggiare delle mura di
recinzione coperte da edera, e nel punto dove era indicata l’entrata
Sara si trovò di fronte un cancello di ferro di antica forgiatura. Scese
dall'auto ed osservando il cancello disse – Che strano! Questo cancello
mi pare di averlo già visto da qualche parte -
Prese dunque la chiave che le aveva dato il notaio, e aprì. Davanti a
lei si mostrò un bellissimo viale di salici piangenti, ai due lati
correvano delle siepi basse di ligustro, a percorso ondulato, e dei
frutteti misti. Il profumo che si sentiva era molto piacevole, alcuni
alberi erano in fioritura, altri avevano già i frutti.
Riprese dunque l'auto e si incamminò adagio.
Mentre guidava, ogni tanto, si avvicinava al volante per osservare dal
parabrezza i salici, e si sentiva rapita dalla bellezza e dalla
maestosità di quei giganti. Anche quel viale le sembrava di averlo già
attraversato, erano dei fiochi ricordi forse di quando era bambina, e la
sensazione di conoscere quel posto divenne ancora più forte quando si
trovò davanti all'abitazione.
Intorno allo spiazzo che la circondava, correva un filare di aceri le
cui foglie d’autunno assumevano dei colori spettacolari. L'abitazione
era costituita da due corpi: uno aveva un tetto spiovente, così
inclinato da toccare il terreno, ed una facciata tutta vetrata, quello
affianco era un cubo in mattoni di cotto al cui piano terra tutt’intorno
girava un portico.
Davanti all'abitazione la attendevano due anziani coniugi, erano i
custodi. I due appena lei fu scesa dall'auto si avvicinarono e si
presentarono – Ben arrivata signorina, io sono Ezio e questa è mia
moglie Olga -
- Salve sono Sara – stringendo la mano ad entrambi.
- Venga, le mostro la casa – disse la signora Olga - mio marito
provvederà a portarle i bagagli nella stanza e domani le mostrerà il
resto della tenuta -
La signora Olga le mostrò per prima il corpo di fabbrica cubico, al
piano terra vi era la zona giorno e al piano superiore la zona notte,
poi le mostrò il corpo di fabbrica con il tetto spiovente. Il tetto era
tutto in legno, al piano terra c’era un salotto a doppia altezza sul
quale si affacciava una stanza del piano superiore.
- Ho pensato di sistemarla nella stanza da letto di sua zia, – disse
Olga indicando la stanza al piano superiore - così avrà modo di
conoscere qualcosa di lei. Sa quando era bambina lei è stata qui, ma
forse non se lo ricorda! -
- Quando sono entrata nella tenuta attraverso il viale mi sono venuti alla mente dei lontani ricordi – rispose Sara.
Sotto la stanza da letto c’era lo studio dove zia Elide lavorava. Dallo
facciata dello studio, anch’essa vetrata, si accedeva ad un portico e da
lì ad un roseto. Il tetto del portico era per metà una pergola coperta
dalla chioma di un albero che si trovava proprio di fronte, nel vederlo
Sara ne fu affascinata ed esclamò – Che bello! È secolare! –
Si trattava di un faggio, il suo tronco mostrava i segni del tempo ma la sua chioma era ancora rigogliosa.
Allora, Olga prese a dire – Fu piantato dal suo bisnonno in occasione
del suo matrimonio, e ha visto crescere tutti i discendenti della sua
famiglia tranne suo padre e lei. Quest’albero ha visto tanti momenti
belli della sua famiglia, e poi ha visto anche quelli brutti. Se solo
potesse parlare le potrebbe raccontare tutto ciò che ha visto e sentito,
e che io posso dirle solo per quello che mi è stato riferito, da sua
zia e dalla gente che abita in questo paese da più tempo di me -
Mentre Olga andò a preparare la cena Sara fu lasciata sola a prendere
dimistichezza con la casa. Fece una piccola passeggiata per il roseto,
le rose in fiore avevano uno splendido profumo, poi tornò al portico e
si sedette sotto quel faggio. Pensava agli odori di quel posto, alla
storia della sua famiglia di cui non conosceva niente, al padre che le
aveva sempre detto di essere solo al mondo. Voleva conoscere, sapere e
solo in quel posto poteva trovare le risposte alle tante domande che si
affollavano nella sua testa. Quel posto celava le radici da cui tutto
ebbe inizio.
Era ormai ora di cena, Sara e i due custodi cenarono assieme nella sala
da pranzo, e dopo si trasferirono nel portico, dove Ezio e Olga
raccontarono la storia del padre di Sara e della signora Elide. Il padre
di Sara e sua sorella erano rimasti orfani da ragazzi, e avevano rotto i
rapporti a seguito del matrimonio di Elide con un uomo spregevole.
I due, dopo la morte dell’uomo, si erano rivisti per riallacciare i
rapporti in un’unica occasione, quella in cui anche Sara era stata alla
tenuta, ma il riavvicinamento non avvenne. La signora Elide non avendo
avuto figli suoi avrebbe voluto rivedere sua nipote, ma il fratello lo
aveva impedito ed Elide aveva rispettato la sua volontà anche dopo che
egli era morto.
Dopo il racconto i due coniugi si ritirarono per la notte, ma Sara,
nonostante la stanchezza non aveva sonno, e quindi, ne approfittò per
guardare tutte le foto di famiglia che si trovavano incorniciate su un
comò nello studio della zia. Tra le tante foto, in una, riconobbe suo
padre da giovane e lei piccola che le stava al fianco, proprio sotto
quel faggio di fronte al portico. Era proprio vero, se solo quell’albero
avesse potuto parlare avrebbe raccontato dei giochi dei bambini intorno
a lui, dei sorrisi degli adulti nel vederli, delle lacrime versate per
le tragedie e di quelle versate per la cattiveria, di una famiglia e
delle sue radici, della loro storia, degli eventi, delle gioie e dei
dolori che l’hanno accompagnata.
Racconto breve inedito presentato al concorso letterario a tema "Alberi"- anno 2008
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