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Design: la produzione che non dimentica il consumatore

    Ho imparato dalla creatività e dal design che il mercato spesso non segue ciò che alcuni pretendono di conoscere.  Un esempio lampante è che in casi di recessione economica le persone tendono a non spendere i soldi per cose superflue ma riducono la loro spesa all’essenziale. Neanche il famoso free raccoglie in taluni casi il consenso previsto in quanto spesso il settore fa gola ad eccessiva pubblicità, schemi piramidali o altre cose non lecite.  È dunque capitato di scoprire che nell’analisi di mercato o del marketing per il pre-arrivo di un lavoro di arte o un progetto di design talune volte le cose che pensavi non potessero piacere raccolgono più consenso delle cose che invece credevi avrebbero ottenuto il consenso.  Come sanno bene le aziende che producono oggetti di uso comune lo studio del mercato prosegue anche dopo la messa in produzione e la conseguente commercializzazione del prodotto.  Lo studio si amplia a cosa cerca il consumatore, cosa piac...

Creativa e specialista della sicurezza cibernetica: l’indipendenza è il mondo imperfetto della libertà

 

Speravo di non dover ulteriormente scrivere un post critico su alcuni argomenti, in quanto questa pubblicazione era nata con uno scopo diverso, ma il perdurare di eventi non dipendenti dalla mia volontà mi costringono a scrivere ancora un post critico.

L’indipendenza e la libertà di pensiero che mi sono state insegnate dai miei genitori, nel sud Italia si sono scontrate con tante cose che non funzionano spesso non per propria volontà ma perchè le circostanze e l’ambiente che ti circondano non comprendono il valore aggiunto della diversità e della creatività come caratteristica che porta all’innovazione in un processo in un continuo miglioramento della società. 

Prima di me tanti creativi ed ethical hacker indipendenti hanno parlato di quest’argomento, avrei potuto astenermi ma appartenendo alla categoria un po’ particolare dei coder creativi, mi è impossibile accettare la continua interferenza di alcune persone che non sono di questi settori. 

Tutti sono competenti nel settore creativo anzi spesso mi sento dire “Tutti siamo creativi”, tutti sono competenti nel settore sicurezza informatica ma spesso non è proprio così. 

Se vai da un medico, da un avvocato o da un commercialista ci vai perchè non sei in grado di fare il loro mestiere, perchè invece se vai da un creativo o da un informatico della sicurezza pensi di saper fare il loro mestiere? 

Se ti rivolgi a loro è perchè sai che non puoi farlo tu. 

Da mancato ingegnere, e gli ingegneri hanno un ordine professionale, sono finita in settori in cui è molto vaga la questione degli ordini ed in cui purtroppo si stanno attuando scelte che impediscono a persone che hanno le competenze ma non i titoli di poter lavorare serenamente dovendo cercare soluzioni tecniche che portano via tempo. 

Su un tweet, sul mio profilo privato, ho detto a tal proposito che il creative thinking e la sicurezza informatica sono una forma mentis e non un set di skills perchè ogni creativo od informatico ha il suo ambito di competenza e il suo background che lo rendono unico. 

La competenza e la professionalità non sono qualcosa legata al titolo di studio od allo strumento che usi, sono delle capacità che acquisti nel tempo. 

Nei settori creativo e sicurezza informatica l’Italia dal raffronto con il resto del mondo ne esce sconfitta sul nascere, ma la colpa non è solo di un comune modo di pensare delle persone, la colpa è anche degli stessi professionisti che accettano compromessi che vanno a discapito di chi quei compromessi non li accetta. 

Se esprimo una critica argomentata nessuno si può permettere di interferire nella mia vita privata e professionale col solo scopo di ottenerne un vantaggio e portare il mio giudizio a suo favore. 

Io valuto i fatti che si sono susseguiti nel tempo non le parole del momento, nè tantomeno le scuse tardive di chi non è riuscito a fare quello che era il suo lavoro o quello che la sua coscenza doveva dettare in quel momento. 

Se si preferisce un vecchio modo di pensare ad uno innovativo si finisce per far sì che: l’apparenza, copiare le idee altrui, la raccomandazione, la scorrettezza valgono più della sostanza, l’originalità, la meritocrazia e la professionalità che alla fine contano zero, quando invece dovrebbe essere il contrario. 

Creare vuol dire dare forma alla sostanza, vuol dire saper indirizzare l’estro in una direzione ben precisa che è il proprio segno distintivo: un marchio riconosciuto che rappresenti la personalità, l’unicità, la vivacità di pensiero dell’essere creativo. 

Se la publicità è nata per vendere qualcosa, l’immagine è stata usata per far sembrare unico anche quello che di unico non ha niente a discapito del processo creativo sottostante. 

La creatività è un processo e l’immagine è solo il risultato di quel processo, se pensi che un’immagine qualsiasi può rappresentare la creatività allora stai sbagliando ed il processo non c’è. 

Rispetta il creativo, rispetta il suo processo creativo ed allora avrai anche l’immagine giusta per la tua richiesta. 

Rispetta l’informatico della sicurezza (o qualsiasi altra persona che ha un know how simile) ed avrai il lavoro fatto bene, non aspettare l’ultimo minuto per fare quello che avresti dovuto prevedere fin dall’inizio, o di rivolgerti a qualcuno che costa meno per poi pagare i danni, o peggio pretendere che chi chiami dopo possa mettere tutto a posto in modo semplice ed indolore.

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