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Design: la produzione che non dimentica il consumatore

    Ho imparato dalla creatività e dal design che il mercato spesso non segue ciò che alcuni pretendono di conoscere.  Un esempio lampante è che in casi di recessione economica le persone tendono a non spendere i soldi per cose superflue ma riducono la loro spesa all’essenziale. Neanche il famoso free raccoglie in taluni casi il consenso previsto in quanto spesso il settore fa gola ad eccessiva pubblicità, schemi piramidali o altre cose non lecite.  È dunque capitato di scoprire che nell’analisi di mercato o del marketing per il pre-arrivo di un lavoro di arte o un progetto di design talune volte le cose che pensavi non potessero piacere raccolgono più consenso delle cose che invece credevi avrebbero ottenuto il consenso.  Come sanno bene le aziende che producono oggetti di uso comune lo studio del mercato prosegue anche dopo la messa in produzione e la conseguente commercializzazione del prodotto.  Lo studio si amplia a cosa cerca il consumatore, cosa piac...

Brand commerciale: da dove arrivi e cosa rappresenti?

 


In un post precedente ho parlato di persona branding, il brand nato e cresciuto con la persona. 

Tra le cose progettate per lo pseudonimo artistico era anche previsto se necessario un eventuale cambio di programma per altre esigenze di tipo commerciale. È successo che a seguito di un successivo ingresso proprio nel settore commerciale e nel marketing ho optato quindi per un cambio di programma sul nome del brand. 

È nato così SPAZIOFORMADSGN, una nuova identità visiva che ha lo scopo di portare la sperimentazione artistica ad un livello commerciale con i pattern grafici per il design. 

Esso è legato allo pseudonimo ufficiale dalla radice e presenta una modifica contratta dell’ultima parola legata alla usabilità in tecnologie e piattaforme per il marketing per cui lo pseudonimo da artista visuale risultava troppo lungo. 

Le parole che lo compongono sono sempre le stesse “SPAZIO” “FORMA” “DESIGN” ma quest’ultima nella forma contratta “DSGN”. 

Nell’evoluzione da architettura e arte a design ho preferito la forma contratta dell’ultima parola perché meglio risponde ad esigenze di carattere tecnico e marketing anche per svincolare completamente la parte commerciale dall’artista visuale che si occupa di sperimentazione artistica. 

Direi un andata e ritorno dal design considerando che da concorrente in concorsi mi ero già occupata di design industriale. 

Come dovrebbe essere un brand che deve reggere un mercato libero e che deve essere visualizzabile ed identificabile subito nel settore commerciale? 

Direi legato alla persona che avvia l’attività ma non necessariamente al suo nome e cognome perché anche nelle attività commerciali alcuni pseudonimi funzionano meglio rispetto al nome vero. 

Bisogna sempre ricordare che quando si parla di commerciale bisogna intercettare i gusti e le necessità dei consumatori e l’arte sperimentale potrebbe non sempre risultare un pattern giusto per il design. 

Il design deve essere non solo piacevole ma anche riproducibile da un punto di vista tecnico e il brand deve rappresentare la linea di pensiero del fondatore ma non necessariamente deve essere legato alla sua personalità. 

Nel caso di un artista lo pseudonimo rappresenta la linea di pensiero della sperimentazione artistico-visuale, ma nel design alcune sperimentazioni non sono possibili. 

Il brand commerciale prende alcune cose da quella linea di pensiero ma essendo commerciale ovviamente guarda da un altro punto di vista: la commercializzazione e i consumatori a cui è rivolto il prodotto. 


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